L'uomo moderno non ama pensare a Dio in termini di collera, d'ira e di giudizio. Gli piace modellarsi un Dio secondo le proprie preferenze e attribuire a Dio le caratteristiche che vorrebbe farGli avere. Cerca di rifare un Dio che si conformi ai suoi profondi desideri e che lo faccia sentire a suo agio nei propri peccati.
Questo "dio" moderno ha gli attributi dell'amore, della misericordia e del perdono senza quello della giustizia. Ciò significa l'inesistenza di condanna e di punizione per il peccato. Dio è ricostruito secondo i princìpi della tolleranza, dell'amore che abbraccia tutti, e del benvolere universale.
La concezione biblica che nella natura divina la giustizia sia fondamentale come l'amore, viene abbandonata. In questa immagine di Dio non vi sono leggi che esigano obbedienza assoluta né criteri cui l'uomo debba attenersi.
Per esempio qualche tempo fa, più di novecento tra ecclesiastici e studenti si riunirono alla Scuola Teologica di Harvard per studiare la cosiddetta "nuova moralità". Un professore di teologia disse che l'unione sessuale tra coppie fidanzate prima del matrimonio non era un male e che Iddio avrebbe compreso. In un'altra scuola teologica un professore insegnava che la chiesa non dovrebbe condannare in forma assoluta nessun rapporto sessuale. Molti capi ecclesiastici continuano così a rifarsi un Dio secondo le tendenze mondane ed umanistiche del nostro tempo.
Ma questa specie di "dio" renderebbe il mondo impossibile, caotico, irresponsabile e votato alla distruzione di se stesso. Sarebbe impossibile all'uomo vivere con certezza e felicità. Perché abbia un significato, la vita dell'uomo deve essere basata sulla legge e su un legislatore. Il salmista diceva: "La legge dell'Eterno è perfetta, ella ristora l'anima; la testimonianza dell'Eterno è verace, rende savio il semplice. I precetti dell'Eterno son giusti, rallegrano il cuore; il comandamento dell'Eterno è puro, illumina gli occhi" (Salmo 19:7-8). La Bibbia ammonisce che "gli uomini dati al male non comprendono ciò ch'è giusto" (Proverbi 28:5). Gesù stesso espresse la Sua approvazione alla legge quando disse che "più facile è che passino cielo e terra, che un apice solo della legge cada" (Luca 16:17). La legge di Mosè ed il sermone sul monte sono criteri che non possono cambiare mai. Nessun ecclesiastico ha il diritto nel nome di Dio di sminuire queste esigenze, se non vuol incorrere nel pericolo di contaminare la legge, bestemmiare Iddio e divenir colpevole di eresia.
La Bibbia insegna che Iddio è anche un Dio di giudizio, di collera e di ira.
Se la Bibbia insegna qualcosa, questa è che Iddio giudicherà l'uomo. Gesù ammonì ripetutamente che vi sarà un giudizio: "Nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra" (Matteo 11:22). "D'ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderan conto nel giorno del giudizio" (Matteo 12:36). "Il Figliuol dell'uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Quivi sarà il pianto e lo stridor dei denti" (Matteo 13:41-42). "Ma non v'è niente di coperto che non abbia ad essere scoperto, né di occulto che non abbia ad esser conosciuto" (Luca 12:2). "Il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figliuolo" (Giovanni 5:22).
In tutto il Nuovo Testamento gli apostoli insegnavano che sarebbe venuto un tempo di giudizio: "Ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo ch'Egli ha stabilito" (Atti 17:31). "Tu invece, seguendo la tua durezza e il tuo cuore impenitente, t'accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere" (Romani 2:5-6). "A voi che siete afflitti, requie con noi, quando il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù" (II Tessalonicesi 1:7-8). "È stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio" (Ebrei 9:27). "Una terribile attesa del giudizio e l'ardor d'un fuoco che divorerà gli avversari" (Ebrei 10:27). "Essi renderanno ragione a colui ch'è pronto a giudicare i vivi ed i morti" (I Pietro 4:5). "E i re della terra e i grandi e i capitani e i ricchi e i potenti e ogni servo e ogni libero si nascosero nelle spelonche e nelle rocce dei monti; e dicevano ai monti e alle rocce: Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello; perché è venuto il gran giorno della sua ira e chi può reggere in pié?" (Apocalisse 6:15-17).
Questi sono solo alcuni delle centinaia di passi che si potrebbero citare ad indicare che vi sarà un giudizio e che allora ciascun uomo vissuto su questa terra sarà chiamato, e che nessuno sfuggirà! Togliendo alla Bibbia tutti i richiami al giudizio contenutivi essa avrebbe dimensioni molto minori.
Molti dicono che la condanna non si accorda con la giustizia, la misericordia e l'amore. Ma ciò è dovuto al fatto che non capiscono la natura di Dio. Essi ricusano di accettare la rivelazione della natura divina che ci viene dalla Bibbia.
La condanna concorda con la giustizia. La giustizia esige che vi sia un equilibrio della bilancia, e senza condanna ciò sarebbe impossibile. Dicendo: "Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, quand'io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re e prospererà, e farà ragione e giustizia nel paese" (Geremia 23:5), il profeta poneva questi fattori allo stesso livello.
È impossibile che vi sia giustizia senza condanna. La legge non può esistere senza una punizione. La ragione ci dice che dovrà esservi un momento in cui tutti gli Hitler, gli Stalin, e gli Eichmann saranno chiamati a render conto. Altrimenti non vi sarebbe giustizia nell'universo. Migliaia di persone malvagie hanno vissuto praticando il male ai danni di altri senza apparentemente scontare alcuna condanna in questa vita. Ma vi sarà un momento in cui i sentieri distorti saranno raddrizzati.
La condanna si armonizza con la misericordia. Il Dio che vuole essere misericordioso deve agire con misericordia secondo i princìpi della giustizia e della rettitudine. Il giudizio non contrasta affatto con la misericordia; poiché se si deve offrire misericordia, il giudizio deve far parte dell'ordine divino. Esser misericordiosi senza esser giusti costituisce una contraddizione.
Il giudice che amministra la giustizia deve basare i suoi atti sulla legge. L'infrazione alla legge esige la punizione. Mostrare misericordia davanti alla legge non rispettata significa distruggere l'ordine e creare il caos. La misericordia è una qualità che non può dimenticare né trascurare il principio della legge. Se non costituisce un atteggiamento universale in tutti i casi in cui viene infranta la legge, essa distrugge l'ordine.
La condanna si armonizza con l'amore. Un Dio d'amore deve esser un Dio di giustizia. Iddio è giusto in quanto ama. La Sua giustizia costituisce un equilibrio al Suo amore e dà valore ai Suoi atti sia di amore che di giustizia. Iddio non potrebbe esser coerente se amasse gli uomini senza provvedere alla condanna dei malvagi. La punizione del malvagio e la separazione del giusto costituisce una manifestazione del grande amore di Dio. Sul buio sfondo del giudizio dobbiamo vedere sempre la croce. L'intenso amore di Dio per l'uomo Gli fece dare il proprio Figliuolo perché l'uomo non affrontasse il giudizio.
Il giudizio è necessario per spronare la coscienza. Come impedimento al male l'uomo ha bisogno dell'incentivo costituito dalla ricompensa alla bontà e dalla minaccia della punizione. In quanto la sua natura morale è tale, la punizione è un "pungolo" necessario per la sua coscienza. Egli ha bisogno di questa minaccia e del suo ammonimento perché gli sia impedito di compiere il male. Questo non sarà il motivo più elevato per fare il bene, ma è necessario viste le imperfezioni che esistono nella natura morale dell'uomo dal tempo del giardino di Eden. Dobbiamo prendere l'uomo per quel che è, non per quello che dovrebbe essere, e predicare, affermare le nostre opinioni di giustizia, misericordia, amore e giudizio sulla persona di Dio e sulla attuale imperfetta natura umana. Non esiste "l'ideale assoluto" tranne nella irragionevole fantasia del filosofo moderno che tesse le sue teorie filosofiche senza tener conto della rivelazione biblica di Dio e della malattia spirituale dell'uomo.
Se non vi fossero forze di polizia si avrebbe il caos dalla sera alla mattina. Se non vi fossero tribunali per raddrizzare i torti il paese sarebbe in un completo marasma. Non si sarebbe al sicuro in nessun luogo. In alcune città la gente non è al sicuro malgrado la protezione della polizia, ed in alcune strade perfino gli agenti sono in pericolo. E di tanto in tanto qualche poliziotto è arrestato per aver infranto la legge. Le passioni malvagie dell'uomo, malgrado l'applicazione della legge, sono appena frenate. E di ciò rendono testimonianza i giornali con tutte le loro storie di delitti.
L'ultimo grande conflittoLa Bibbia insegna che l'uomo è talmente ribelle alle leggi di Dio che un giorno schiererà i suoi eserciti contro Iddio stesso. Sarà l'ultima grande battaglia, quella di Harmaghedon. "Ed essi li radunarono nel luogo che si chiama in ebraico Harmaghedon" (Apocalisse 16:16). Sarà l'ultima guerra, l'ultimo sforzo convulso dell'uomo caduto contro la legge di Dio. Quale sarà la risposta di Dio? Una dimostrazione di misericordia? Una esibizione di tolleranza? No! Sarà la condanna. L'unica alternativa alla misericordia quando questa è disprezzata e rifiutata, è la condanna. Dio ha già offerto all'uomo il Suo amore, la Sua misericordia e il Suo perdono. Dalla croce Iddio ha detto al mondo intero il Suo amore. Ma quando quell'amore è deliberatamente respinto, l'unica alternativa è il giudizio.
Contrariamente all'opinione popolare, la Bibbia non parla affatto di un giudizio generale nel quale tutti gli uomini compariranno al cospetto di Dio in una sola occasione. La Bibbia elenca un certo numero di diversi giudizi. V'è per esempio un giudizio dei giusti al trono del giudizio di Cristo (II Corinzi 5:10). V'è un altro giudizio delle nazioni (Matteo 25:31-46). V'è anche un giudizio dei malvagi già morti, davanti al gran trono bianco (Apocalisse 20:11-13). Questi giudizi di diversi soggetti in momenti diversi e per differenti fini formano negli avvenimenti presentati nei testi profetici della Scrittura il quadro composito del giudizio.
Questa condanna si attuò alla croce. La Scrittura dice: "Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l'ha fatto esser peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui" (II Corinzi 5:21). Per questa ragione la Scrittura insegna: "Non v'è dunque ora alcuna condanna, per quelli che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1).
In altre parole il giudizio per il peccato, che io meritavo, è già stato emesso. Cristo ha preso su di Sé alla croce la mia condanna. Ogni esigenza della legge è stata coperta. La legge è stata completamente soddisfatta nell'offerta di Sé stesso per i peccati fatta da Cristo. "L'Eterno ha fatto cader su lui l'iniquità di noi tutti" (Isaia 53:6). "Egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo" (I Pietro 2:24). "Questi (Gesù), dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio" (Ebrei 10:12).
La legge dice: "Il salario del peccato è la morte" (Romani 6:23), e ancora: "L'anima che pecca sarà quella che morrà" (Ezechiele 18:4). Io meritavo il giudizio e la morte, ma Cristo ha subìto il giudizio e la morte per me. Cristo stesso ha detto: "In verità, in verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio ma è passato dalla morte alla vita" (Giovanni 5:24). Nessuna affermazione potrebbe dire in maniera più chiara che il vero credente in Gesù Cristo non verrà in giudizio. Quel giudizio è già avvenuto. "Ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati" (Isaia 38:17).
Iddio ha detto attraverso il profeta Geremia: "Non mi ricorderò più del loro peccato" (Geremia 31:34).
Non comprenderemo mai la grandezza dell'amore mostrato da Dio in Cristo alla croce se non avremo capito che non dovremo presentarci in giudizio davanti a Dio per i nostri peccati. Cristo si è caricato dei nostri peccati. Egli ha portato a termine l'opera di redenzione. Io non sono salvato per un'opera o per un merito personale. Ho predicato a migliaia di persone in ogni continente, ma non andrò in cielo perché sono un predicatore. Andrò in cielo interamente per merito dell'opera di Cristo. Non comparirò mai davanti al tribunale di Dio. Tutto questo è passato.
Se crediamo in Gesù Cristo e accettiamo il Suo sacrificio abbiamo già superata la tempesta del giudizio. Essa si è abbattuta sulla croce.
In base a quel che ho appena detto, questo potrebbe sembrare una contraddizione. Ma non si tratta di giudizio nel senso di condanna, bensì di valutazione. Sarà il momento in cui Cristo darà le ricompense ai Suoi: "Poiché dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte quand'era nel corpo, secondo quel che avrà operato, o bene, o male" (II Corinzi 5:10).
Pur non potendo il vero credente in Cristo essere salvato mediante le opere perché "non è in virtù d'opere affinché niuno si glori" (Efesini 2:9) e perché "Egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatte, ma secondo la sua misericordia" (Tito 3:5), egli può, non di meno, lavorare per ottenere una ricompensa. La Scrittura dice: "Poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l'opera d'ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; ed il fuoco farà la prova di quel che sia l'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvato, però come attraverso il fuoco" (I Corinzi 3:11-15).
Ogni opera compiuta da un seguace di Cristo alla gloria di Dio costituisce "oro, argento, pietre di valore". Ma l'opera fatta da un seguace di Cristo per proprio interesse personale o per ambizione sarà "legno, fieno, paglia" e sarà bruciata.
Non si parla qui di salvezza, ma di "opere" successive alla salvezza. In questi passi il credente è presentato nell'atto di edificare una sovrastruttura di servizio o di opere che deve esser provata dal fuoco. Così, chiunque svolga un compito nel campo del Signore, ogni credente insomma, dovrà passare attraverso il fuoco che proverà l'opera di ciascuno.
L'apostolo Paolo si preoccupava costantemente di essere "approvato da Dio" (II Corinzi 10:18). Egli non si preoccupava della propria salvezza poiché ciò era stato regolato alla croce. Egli temeva però che le sue opere non fossero approvate se non fosse stato accorto sulla maniera nella quale lavorava per Dio.
I credenti riceveranno una ricompensa al trono del giudizio di Cristo. Questa ricompensa viene a volte indicata nelle Scritture col nome di "premio" (I Corinzi 9:24). A volte è chiamata "corona" (I Corinzi 9:25; Filippesi 4:1; I Tessalonicesi 2:19).
I credenti in Cristo non debbono nulla in pagamento a Dio per la salvezza poiché è un dono loro offerto gratuitamente. Ma devono a Dio una vita di devozione e di servizio senza riserve. Perfino una tazza d'acqua fresca riceverà la sua ricompensa. Questo diviene un incentivo per amare il proprio prossimo e per mostrare questo amore "immischiandosi" nei suoi guai e nei suoi bisogni.
Di esso si parla in Apocalisse 20:11-13, dove l'apostolo Giovanni dice: "Poi vidi un gran trono bianco e Colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggirono terra e cielo; e non fu più trovato posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavan ritti davanti al trono; ed i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto, che è il libro della vita; e i morti furon giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le opere loro. E il mare rese i morti ch'erano in esso; e la morte e l'Ades resero i loro morti ed essi furon giudicati, ciascuno secondo le sue opere".
È questo il giudizio che attende chiunque sia senza Cristo. La data è ormai stabilita da Dio. Tutti gli uomini di ogni razza e nazionalità, morti e viventi, saranno là. Sarà il giorno in vista del quale tutti gli altri giorni furono creati.
In questa vita potete prendere appuntamenti e non mantenerli, ma questo è il solo appuntamento a cui nessuno mancherà.
Gli scettici dei nostri giorni rideranno e metteranno in ridicolo l'idea di un giudizio imminente. Risero alla predizione del diluvio fatta da Noè. Risero di Geremia che prediceva la distruzione di Gerusalemme. Risero di Lot che ammoniva gli uomini di Sodoma che Iddio avrebbe fatto cadere fuoco e zolfo. Risero di Amos che mise in guardia Israele sul giudizio che incombeva. Ma tutti questi giudizi si avverarono. "Iddio dunque ... fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia" (Atti 17:30-31).
In quel giorno saranno aperti i "libri". Questi libri contengono la storia della vita d'ogni uomo dalla culla alla tomba. I nomi di tutti, ricchi o poveri, titolati o gente comune, vecchi o giovani, sani o malati, famosi o no, saranno tutti rivelati in piena luce, perché tutti li vedano, sulle pagine tenute tanto accuratamente da Dio. È un libro di morte. Quale terribile momento per milioni di persone quando i "libri" saranno aperti, e "Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo" (Romani 2:16).
La Scrittura contiene numerosi ammonimenti circa quel gran giorno a venire, quel giorno di giudizio. Questo sarà il giorno profetizzato in Proverbi 1:24-31: "Ma poiché, quand'ho chiamato avete rifiutato d'ascoltare, quand'ho steso la mano nessun vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch'io mi riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso; quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v'investirà come un uragano, e vi cadranno addosso la distretta e l'angoscia. Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno. Poiché hanno odiato la conoscenza e non hanno scelto il timor dell'Eterno e non hanno voluto sapere dei miei consigli e hanno disdegnato ogni mia riprensione, si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli".
In quel gran giorno gli uomini si rivolgeranno a Dio chiedendoGli misericordia, ma sarà troppo tardi. In quel giorno gli uomini cercheranno Iddio, ma non potranno trovarLo. Sarà troppo tardi.
È questo il giorno di cui parlava Gesù nel Sermone sul monte quando diceva: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è ne' cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiam noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti? E allora dichiarerò loro: Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti operatori d'iniquità" (Matteo 7:21-23).
Vi saranno anche persone che hanno compiuto l'opera del Signore, persone attive nella chiesa che hanno fatto cose magnifiche. Ma Gesù dice: "Io non vi conobbi mai". Quale cosa spaventosa! Pensavano che le loro buone opere li avrebbero salvati. Dovrebbe farci rinsavire il sapere che un giorno Gesù Cristo sarà il giudice. "Il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figliuolo" (Giovanni 5:22).
Da giovane il giudice Warren Candler aveva esercitato l'avvocatura. Uno dei suoi clienti era stato accusato di assassinio ed il giovane avvocato compì ogni sforzo possibile per far assolvere il suo cliente dall'accusa. V'erano delle circostanze attenuanti e l'avvocato le sfruttò nella sua difesa davanti alla giuria. Erano inoltre presenti in aula gli anziani genitori dell'accusato. Il giovane avvocato fece leva sovente sulle simpatie e sulle emozioni dei giurati con frequenti richiami ai timorati genitori dell'imputato.
La giuria si ritirò infine per deliberare. Raggiunto il verdetto ritornò al banco e la sua sentenza fu di non colpevolezza. Il giovane avvocato, che era credente, ebbe una seria conversazione con il suo cliente assolto. Lo ammonì a tenersi lontano da vie malvagie ed a confidare nella potenza di Dio perché lo tenesse sulla buona strada.
Trascorsero gli anni e l'imputato fu nuovamente processato. L'accusa era ancora una volta omicidio. L'avvocato che lo aveva difeso al suo primo processo sedeva ora come giudice. Alla fine del processo la giuria rese il verdetto di colpevolezza.
Ordinando al condannato di levarsi in piedi per ascoltare la sentenza, il giudice Candler disse: "Al vostro primo processo, ero il vostro avvocato, oggi sono il vostro giudice. Il verdetto della giuria mi costringe a condannarvi ad essere impiccato finché morte non sopravvenga".
Cristo è oggi il nostro avvocato, il nostro Salvatore, disposto a perdonare, a purificarci ed a dimenticare. Verrà però un giorno tremendo in cui Egli sarà il nostro giudice.